RIDE

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Venerdì 23 agosto, sPAZIO211, h. 22:00
Venerdì 23 agosto, sPAZIO211, h.22:00ticket

Shoegaze caleidoscopico” è così che viene descritto lo stile dei RIDE, gruppo cardine della scena shoegazing e psichedelica mondiale di fine anni’80 e inizio anni ’90 capace di incrociare distorsioni noise-rock, suoni spaziali e melodie dolci e sognanti.

Nati nel 1988 ad Oxford, i Ride, hanno fatto la storia della musica con lavori come “Nowhere”, nominato uno dei più grandi album del genere shoegaze.

A due anni dal loro ritorno sulla scena musicale con “Weather Diaries”, e a uno dall’ep “Tomorrow’s Shore” i Ride arrivano a TODAYS con il nuovissimo sesto studio album “This Is Not A Safe Place”, in uscita il 16 agosto via Wichita Recordings distribuzione SELF.
Anticipato dal singolo “Future Love”, il nuovo disco dei RIDE, prodotto da Erol Alkan e mixato da Alan Moulder, segna il ritorno a distanza di più di vent’anni per la band formata dai chitarristi Andy Bell e Mark Gardener, che meglio incarnò la gamma di umori, suoni, armonie e suggestioni di quella fertilissima stagione musicale inglese, ovvero quattro studenti universitari che fondarono quella che sarebbe diventata la best-selling band del movimento shoegaze con un approccio muscolare e ritmico che li distinse dal resto della scena, alla quale innestarono sonorità dance alternative e uno spiccato gusto pop caleidoscopico.
Il singolo che anticipa l’album, spiega la nota stampa di accompagnamento, «è immerso nell’inebriante foschia dell’inizio di una relazione, quando tutto appare possibile».
Un lavoro che prosegue nello stile e nel songwriting il resto delle pubblicazioni della band inglese, virando verso un dream pop sempre più sognante: grande dinamicità e chitarre aguzze alternate a brani dolci e delicati, il tutto con un chiaro stampo britpop.
Se vuoi fare la storia devi far suonare la storia!

E’ il 1988 quando quattro studenti universitari di Oxford decidono di formare un gruppo, i Ride, e vengono contatti da Alan McGee, “boss” della Creation Records, per firmare il loro primo contratto. Nel 1990 la band entra in studio e registra musica per tre EP e un LP che pubblica tra il mese di gennaio e settembre dello stesso anno. Il primo EP è l’omonimo “Ride”.
Ad aprile la band ha raggiunto un numero tale di fan da creare un hype altissimo per il loro secondo disco, l’Ep “Play” che si piazza direttamente al 32° posto della classifica inglese. È poi la volta di “Fall” e del primo LP, “Nowhere”, pubblicato ad Ottobre. I Ride erano diventati delle vere e proprie pop star.
“All’inizio volevamo essere i Jesus & Mary Chain, i Sonic Youth, gli House of Love e i My Bloody Valentine tutto in uno“, ricorderà Andy Bell, in un’intervista dei primi anni ’90.
Da quel punto in poi i quattro cercheranno sempre il loro peculiare modo di fondere melodia e rumore, romanticismo e “sturm und drang” sensoriale. «Eravamo capaci di suonare un pezzo dei Beatles e poi lasciarci andare a lunghe jam strumentali». È quello che fanno i Ride: costruiscono un ponte fra passato e presente preconizzando la musica del futuro, distorcono il folk rock dei 60s e il canto ieratico de Byrdsi, immergono la tradizione celtica in una soluzione acida, per costruire inarrestabili flussi elettrici con cui disegnare scenari epici, che si espandono in lunghe e fluttuanti mura sonore e adornano le melodie come festoni natalizi.

Durante i loro live tutta l’attenzione era catturata da Loz, un vero e proprio uragano dietro la batteria, una nuvola sfocata di bacchette e capelli. Sullo stage right c’era Steve che fissava intensamente il basso. A sinistra Andy, nel suo mondo. E proprio davanti Mark, che picchiava selvaggiamente le sei corde ma poi cantava come un angelo: la dualità dei Ride in un solo corpo.

Molti dei loro contemporanei non erano riusciti ad estendere la propria fama al di là della costa britannica, i Ride invece stavano conquistando un successo globale: conosciuti ed amati in Giappone, Australia e America, l’entusiasmo per il loro album d’esordio era esploso in tutto il mondo. i Ride sono la band che traghettò il pop indipendente dalle camerette degli adolescenti verso le charts; il punto di sutura fra il C86 e il Britpop.

Nel 1992 esce il loro secondo Lp, “Going Blank Again”. Un album sorprendente che si piazza direttamente al quinto posto nella UK Albums Chart ed il singolo “Leave Them All Behind” diventa ben presto una hit.

È poi la volta di “Carnival of Light”, che esce nel 1994 e mette per la prima volta in luce i problemi di leadership tra Bell e Gardener all’interno della band. Il compromesso sarà raggiunto dividendo letteralmente in due l’album: il Lato A scritto da Gardener ed il Lato B da Bell. La carriera dei Ride raggiunge un punto di non ritorno.

Nel Natale dello stesso anno la band suona come supporto agli Oasis al Brighton Centre. Senza saperlo quello sarebbe stato il loro ultimo spettacolo UK.

Ognuno con la propria vita e famiglia, i Ride non erano più i quattro ragazzi cresciuti insieme che volevano formare una band. Ora ognuno aveva i suoi programmi, lontani dalle logiche del gruppo.

Nel ’96, quando la band si era ormai sciolta, esce “Tarantula”.

Andy Bell, dopo una prima esperienza con gli Hurricane No. 1, gruppo brit-pop con cui produce due album, diventa il bassista ufficiale degli Oasis dal 1999 al 2009.

Gli altri intraprendono carriere soliste o all’interno di altre formazioni, Mark Gardener con Send Away the Ghosts, Laurence Colbert con i Supergrass.

Nel novembre 2014 i Ride annunciano la reunion e un tour mondiale: la band si esibisce al Coachella, al Primavera Sound Festival e al Melt! Festival.
«Non volevamo usare il palco come un trampolino per il nostro ego, alla maniera di grandi band del tempo come U2 e Simple Minds“, dirà Gardener con una dichiarazione che vale come un manifesto. “Ci presentavamo come persone normali, come una band che voleva che i propri fans pensassero che anche loro potevano fare le stesse cose».

Nel 2016 la band torna in studio con il produttore Erol Alkan per resgistrare il loro ritorno sulla scena musicale: “Weather Diaries”.

Accolto con entusiasmo dalla critica e dal pubblico, l’album si piazzato in 11# posizione nella UK album charts.

Nel nuovissimo “This Is Not A Safe Place” la band di Oxford rinnova la collaborazione con il DJ e produttore Erol Alkan. Nel nuovo album il sound della band evolve ancora, ritmi ipnotici e riff di chitarra si fondono con influenze elettroniche.

“Future Love”, il primo brano condiviso, è una traccia che riunisce molti degli elementi più amati dei Ride: le dinamiche dello shoegaze e la psichedelia melodica.

Dopo la fortunata pubblicazione e il frenetico tour di “Weather Diaries”, la band si è riunita alla fine del 2018 e all’inizio del 2019 per registrare “This Is Not A Safe Place”. Il disco vede anche la collaborazione con il sound engineer Alan Moulder, con cui la band aveva già collaborato per “Weather Diaries”, “Going Blank Again” e il loro album di debutto del 1990 “Nowhere”.

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