ARAB STRAP

ARAB STRAP

Domenica 28 agosto, sPAZIO211, 20:00

Domenica 28 agosto, sPAZIO211, h.18:45, ticket

Aidan Moffat e Malcolm Middleton tornano insieme per dipingere tele sonore tra desiderio, disperazione e fatalismo, invitandoci come ascoltatori a risvegliare i nostri sensi intorpiditi, a muoverci coi beat.
Song writing electro-post-rock a tinte new wave e folk.
In tutte le classifiche mondiali presenti tra i migliori dischi 2021, gli ARAB STRAP col loro carisma ci tengono voluttuosamente ancorati alle radici e alla terra.
Arab Strap è iniziato come un progetto intimo con nastri registrati in casa condivisi tra amici, ma dopo l’inaspettato successo del loro inimitabile singolo di debutto “The First Big Weekend” si sono rapidamente ritrovati, insieme agli amici Mogwai, come una delle musiche più eccitanti e amate provenienti dalla Scozia.
Il primo concerto della band fu registrato dal vivo per John Peel, che divenne uno dei primi devoti.
La band passò dall’etichetta discografica indie Chemikal Underground alla major Go! Beat e poi di nuovo a Chemikal, girando il mondo e incanalando le esperienze della vita in un intruglio unico di musica che esplorava bellezza, tristezza, sostanze, sesso, amore e morte tutto in uno.
Nonostante siano stati un gruppo di punta all’epoca, Moffat chiarisce che l’obiettivo non è quello di “riconquistare gli anni ’90”, ma piuttosto di creare un album decisamente nuovo, con nuovi strumenti, suoni e muovendosi verso un senso di esplorazione. “Questo album mi sembra una cosa nuova”, dice.
“È sicuramente Arab Strap, ma più vecchio e più saggio, e molto probabilmente migliore.”
L’album si apre con “The Turning Of Our Bones”, una metafora comicamente oscura della rinascita della band che Moffat descrive come “resurrezione e shagging”.
Ampiamente coperto al momento della sua uscita con innumerevoli ascolti radiofonici, è un’aggiunta immediata ad alcuni dei più grandi lavori della band, dispiegandosi attraverso ritmi ipnotici, groove contagiosi e linee di chitarra a spirale mentre Moffat salta tra narratore e crooner.
L’album sposa il ventre più oscuro della vita e il suo persistente senso di disperazione, con una galleggiabilità tranquilla, che unita al senso espansivo della sperimentazione sonora si traduce in qualcosa di tanto introspettivo quanto vivificante.
Come Middleton ha detto al Guardian quando hanno profilato la band alla notizia del loro ritorno, “Non ha senso tornare insieme per rilasciare la mediocrità”.

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