MUSEO ETTORE FICO

 

Sabato 29 agosto
apertura porte: h 22:00
inizio: h 23:00
fine: h 24:00
ingresso gratuito
fino esaurimento posti

 

con RYOJI IKEDA

L’artista giapponese IKEDA presenterà al TODAYS il suo ultimo, acclamato lavoro, Supercodex.

Un gioiello che completa la trilogia inaugurata nel 2005 con Dataplex e proseguita tre anni più tardi con Test Pattern: tre lavori in cui Ikeda ha confezionato i risultati di una complessa ricerca sul rapporto dualistico fra il suono digitale e la sua traduzione in forma di dati informatici. L’obiettivo prefisso dall’artista con questa trilogia, nato sui risultati di quel percorso di pulizia, riduzione ai minimi termini e scomposizione del glitch esteriorizzato nei capolavori +/- e Matrix, è proprio l’elaborazione di una matematica del suono, di un principio di calcolo in grado di trasformare gli algoritmi in mezzi espressivi autentici, e al tempo stesso di elaborare rappresentazioni visive e sonore delle informazioni in essi contenute.

Una dinamica concettuale espressa da sempre per mezzo, oltre che del suono, del mezzo visivo e performativo, sul quale il giapponese si è concentrato negli ultimi anni, commutando le sue performance in vere e proprie installazioni multimediali (su tutte quella presso la Times Square di New York, l’anno scorso). Il tutto arrivando ad attrarre il sovrano della techno astratta Alva Noto – non a caso re indiscusso di quell’universo sonoro di cui Ikeda ha tracciato i confini e gli attuali limiti delle possibilità sonore e teoriche – che non ha esitato a strapparlo alla lussuosa corte Touch per portarlo sotto l’ala protettrice della sua raster-noton.

L’arte di Ryoji Ikeda rappresenta oggi l’estremo formale e sostanziale di un sound che continua ad esercitare un’influenza decisiva sull’elettronica contemporanea. Ed è proprio nella dimensione live, con le imprevedibili e avvenieristiche geometrie in altissima definizione in bianco e nero a fondersi con le austere e magnetiche sequenze di pattern sonori, che le sue ricerche si concretizzano al massimo. Riuscendo a finalizzare, a livello sia estetico che strettamente sensoriale, quell’unione contingente tra dimensione visiva e uditiva capace di rivelare l’esistenza di un cuore pulsante fra calcoli e codici, ma anche l’essenza aritmetica e computazionale del suono.

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